È indubbio che Leonardo da Vinci alla corte sforzesca, tra le sue molte mansioni, ebbe anche quella di “apparecchiatore” di banchetti. Diverse sue “macchine” e molti dei suoi disegni rappresentarono vere e proprie scenografie di convivi e servirono a illustrare i soggetti del tema a cui si ispirava il banchetto, di solito di carattere mitologico, o a rendere più movimentati gli spettacoli che lo affiancavano e che si inserivano tra le varie portate, per allietare i commensali.
Del maestro di Vinci ci sono pervenuti schizzi di grandi girarrosti, di palchi teatrali con argani e carrucole per i cambiamenti di scena, di abiti e costumi. Il foglio 21r del Codice Atlantico ci mostra per esempio due immagini di girarrosti di sua ideazione: uno azionato da un contrappeso, l’altro dall’aria calda sollevata dai fuochi e incanalata tramite una rotazione proporzionale all’intensità delle fiamme stesse.
Per quanto da qualche anno si parli e si sia scritto di un fantomatico Codice Romanoff, custodito presso l’Hermitage di San Pietroburgo e da qui scomparso (il Museo ne ha sempre negato l’esistenza), che ci fornirebbe i connotati di un Leonardo da Vinci gestore di osterie a Firenze e ideatore di ricette molto innovative alla corte di Ludovico il Moro, nelle oltre 13.000 carte pervenutici del genio di Vinci non si trova invece traccia di prescrizioni gastronomiche.
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