Nel mantovano, nel modenese e nel bolognese il tipico dolce della tradizione di Pasqua è la “torta tagliolina”, detta anche “ricciolina”, “tajadlina” o torta di tagliatelle. Su una base di pasta frolla morbida, farcita di mandorle, cedri canditi, zucchero o miele e liquore, si mette una copertura di vere e proprie tagliatelline fresche di pasta sfoglia all’uovo, che in cottura al forno diventa particolarmente croccante. Questo dolce oggi si serve abitualmente con vini dolci o liquore alle mandorle.
Le origini della “torta tagliolina” sono dibattute e contese tra Mantova, Modena e Bologna. C’è chi le collega al Trecento e chi alla nascita delle tagliatelle, formato di pasta che secondo una famosa leggenda sarebbe stato “inventato” nel 1502 dai cuochi estensi o da Maestro Zefirano, cuoco del signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio, per riprodurre i capelli biondi, lunghi e inanellati, di Lucrezia Borgia (che i maligni dicevano tinti, a forza di erbe e di bagni di sole…). Lucrezia era stata ospite della città di Bologna mentre si recava a sposare il duca di Ferrara. Una torta molto vicina a quella di tagliatelle compare ne “L’arte del ben cucinare del cuoco ducale Bartolomeo Stefani” del 1662, libro che influenzò persino i grandi cuochi della corte del Re Sole: è citata nella lista delle vivande servite per uno dei banchetti che si tennero a Mantova in onore della Regina Cristina di Svezia, ospite dei Gonzaga.
A Mantova questo dolce si presenta di solito senza il guscio di frolla, come un nido di pasta, croccante nella consistenza e non facilmente affettabile con il coltello. Viene spesso accompagnato da vino o grappa.