Caterina de’ Medici, partendo nel 1533 alla volta della Francia per sposare Enrico d’Orléans, volle portare con sé l’alchimista, allevatore di polli e pasticciere dilettante Ruggeri, che a Marsiglia, durante il banchetto di nozze, presentò ai francesi il suo famoso gelato. La ricetta, tenuta segreta, era ancora molto semplice, più o meno quella dell’odierno sorbetto, prevedendo “ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata”. Ruggeri anche in seguito, alla corte di Francia, creò nuove forme di acqua ghiacciata e modellata in “costruzioni” imponenti da servire durante i banchetti.
Fu tuttavia il fiorentino Bernardo Buontalenti, architetto, ingegnere e scenografo di corte, inventore di stravaganti e complessi congegni tecnici fra cui automi semoventi, giostre e fuochi d’artificio, nonché incaricato di trovate culinarie per i banchetti medicei, buone per “far rimanere come tanti babbei gli invitati”, a inventare il gelato come lo conosciamo oggi.
Se proporre nei servizi di credenza monumentali dolci freddi era già abitudine dai tempi di Ruggeri, Bernardo Buontalenti, che aveva anche fatto scavare delle apposite ghiacciaie a Firenze nel Giardino di Boboli, intervenne sul sapore e la composizione del sorbetto, operando la prima grande trasformazione della storia del gelato.
Buontalenti sperimentò infatti una nuova miscela da gelare, introducendovi alimenti grassi, come il latte, il miele, il tuorlo d’uovo e un tocco di vino, e presentò dolci ghiacciati dal gusto molto più vellutato e gradevole dei sorbetti di un tempo, sulla base della sua “crema all’uovo” o “zabaione”, detta “crema fiorentina” e poi “crema Buontalenti”. Inoltre progettò un macchinario formato da un cilindro contenente ghiaccio, collegato a una manopola esterna che muoveva la crema che a sua volta, congelando piano piano, si trasformava in gelato.
Maria de’ Medici, trasferitasi in quegli anni in Francia con i propri cuochi per sposare il re Enrico IV, contribuì così ad arricchire la già sontuosa cucina francese del gelato “all’italiana” vero e proprio.