I suggerimenti e le ricette di cosmetica costituiscono la parte più rilevante del famoso Ricettario di Caterina Sforza che va sotto il titolo de “Gli experimenti de la excellentissima signora Caterina da Forlì”. Circa duecento ricette presentano nel titolo la locuzione “A far bella”, con un riguardo particolare per la cura della pelle e dei capelli. Le imperfezioni della pelle riguardavano le macchie cutanee e le cicatrici, la cui presenza poteva compromettere l’insieme della carnagione. Molti “rimedi” erano quindi pensati per colmare, lisciare e ridurre le cicatrici, le screpolature, o per antagonizzare l’insorgenza di brufoli, varici ed altre eruzioni cutanee. Seguendo alla perfezione lo spirito dei tempi, Caterina consigliava di correggere sia l’eccessivo pallore che i rossori dell’epidermide, tanto più se dovuti, questi ultimi, all’abbronzatura, all’epoca considerata ben poco elegante in una nobildonna…
Nella ricetta “Aqua che fa bella carne et manda via le forfole” * si legge:
“Toli foglie di piantegine **, lapazi acuto *** et fanne acqua a cenere
cum capello vitrio ****, et servali alle panne ***** , perché asutiglia molto la carne e fa bella man et maxime alle donne che gavessero molti figlioli, cosa notabile alle rize ****** della panza”.
La ricetta compare, nella versione manoscritta del Ricettario, al recto della carta 183.
Noi oggi sappiamo che gli estratti acquosi a base di piantaggine hanno buone proprietà idratanti e vengono impiegati per maschere e creme che normalizzano le pelli secche. Anche la radice seccata del lapazio è un rimedio erboristico per eczemi e dermatiti.
* “forfole” : termine medico medievale, già usato dal Boccaccio, per indicare brufoli o pustole.
** “piantegine”: la “plantago maior”
*** “lapazi acuto”: il “lapazio”
**** “capello vitrio”: l’alambicco
***** “servali alle panne”: utilizzali per le efelidi, le macchie della pelle, ma anche per i brufoli
****** “rize”: smagliature