“Battute iniziali dell’”Ordine de le Imbandisone“, imbandigione, o banchetto, tenuto a Tortona per le nozze fra il duca di Milano Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d’Aragona nel 1489. L’opera in versi, di Baldassarre Taccone, poeta della corte sforzesca, è tratta da un incunabolo lombardo del 1489. All’organizzazione della festa partecipò attivamente Leonardo da Vinci, che, del resto, nel 1496 avrebbe messo in scena, nella casa di Giovanni Francesco Sanseverino, la Danae, dello stesso Taccone.
In occasione dell’arrivo dei due sposi a Tortona, il conte Bergonzio Botta di Tortona ospitò nel suo castello una cena che sembrò superare ogni altra in sfarzo e ricchezza. Tutti i cronisti del luogo ne fecero cenno. Nessuna portata fu servita senza l’accompagnamento di attori, mimi, cantanti e ballerini con soggetti allegorici ispirati al tema mitologico-encomiastico, che, espresso a volte in modo un po’ oscuro, affiancò l’esibizione gastronomica assumendo quasi pari importanza. Il conte in persona e la sua famiglia ricevettero gli sposi, facendo accompagnare il loro ingresso dall’arrivo di Giasone con gli Argonauti che, dopo essere entrati nella sala, con incedere fiero, al suono di una marcia guerresca, eseguirono una danza nobile e contenuta, fatta di passi più strisciati che saltati e di gesti gravi, che esprimevano ammirazione per la coppia. Gli eroi recarono in mano il vello d’oro, che, disteso sopra la tavola, servì da tovaglia..
Ordine de le imbandisone se hanno a dare a cena
Prima imbandisone
Primo gambari
triumpho uno vitello inargentato qual
serà pieno de ucelli vivi con duy vitelli cocti
pieni de pernice e fasani cocti donato da
Mercurio
Io ho veduto el mio fratello Apollo
Mutatosi in pastor guardar sarmento
d’Admeto amor li ha posto in ioco al collo
e con la cetra tocca un tal concento
che fermato a dal corso el fiumo Amfriso
e solo alarmonia sua dolce e intento
Canta quanto e vegiolo el chiaro viso
della figlia del suo patrono Hemonio
e quanto in lei lampegia el grato riso
Parsomi di veder cosa in insonio
aime che amore e maiestate insieme
non stano più non e quel Phebo idonio
Mentre del suo dolor si lagna e geme
e sparge suspirando in aere el sono
e dice ai boschi la sua fiama extreme
questo vitel gli ho tolto e a te lo dono.
Item per tavole de sotto pernice neli pia-
telli o ver fasani con li gambari
Lo alessio son suo sapore biancho e pernice
Una a brodo lardero per menestra
triumpho uno agnello dorato donato da
Iasone
Domai i tauri che spiravan focho
gionti alaratri seminai i denti
da quali nascer vide a pocho a pocho
destinate amia morte armate genti
e tutti a un tempo e su quel proprio loco
volti fra lor se fien de vita spenti
sopì el dracon e tolse laureo vello
a te lo do che cossì vol el cielo
Uno intermezzo
Teste de vitelli cocti col corio
triumpho testa una de porcho salvatico
donato da Atalanta
un fier cinghial mandato da Diana
guasto de Calidonia el bel paese
onde foe la speranza al coglier vana
El fior de Graeci con le voglie acese
concorse tutto il caso de la fiera
et io ve andai chalcuor gli mi prese
A colarlo de sangue fui primera
lhonor fu mio de la piaga prima
onde hebbio el capo della bestia austera
Poi che fra tanti visi io fui la prima
et hor vedendo la tua celsa gloria
iusto e chonoro tua supprema extima
onde habi il segno de la mia victoria
Uno altro intermezo de lepore galatina
triumpho uno cervo cotto donato da Diana
el troppo ardire d’Acteon mi spiacque
perché me vide dentro al fonte ignuda
in cervo lo mutai con le sparse aque
Alcun dicon per questo chio fu cruda
ma non fu vero e le dovuta cosa
chel temerario in bestia el corpo chiuda
pur al suo fin esser gli vo pietosa
Questo val più chesser de vita fuore
e la transfigurata sua figura
qual magior gloria mai o che più honor
chaver si gloria sepultura
Rosto sutto de caponi lonzi de vitelli colum-
bi salsa verde limoncini confecte et olive
Triumphi pavoni dui che conducano uno
carro presentato da Iris
Nuntia de Giunon sono io avisa
celsa madona intorno alla mia veste
portami el tuo signor per sua divisa…”
Per notizie sul periodo e su alcuni personaggi sito de La tigre e l’ermellino
Pingback: Armando Bergaglio. Il banchetto di Tortona - TORTONA OGGI
Hello, I would like to ask you if the first picture is representing this banchetto or is from another one (the picture in color, not the black and white one).
Hello! It’s from another one. It’s Sandro Botticelli, Banchetto da Nastagio degli Onesti (from Boccaccio-Decameron)
Mi scusi, ma altre fonti attestano che il banchetto avvenne nel palazzo vescovile o qualcosa del genere (non c’è più). Il castello di Bergonzio dista diversi km a nord sul Po a Branduzzo. c’è ancora, è molto bello ma sta andando a pezzi, una specie di Sforzesca bis. Lei ha per caso trovato documenti che dimostrino che luogo fu quello e non Tortona? mi sono posto il dubbio, ma tale per ora rimane. Grazie
Buongiorno Fabio Lopez, in realtà le incertezze sul menù citato sono ben più di una. Non si sa esattamente né la data (collocabile tra il 21 gennaio e il 5 febbraio dell’anno 1489) né il luogo in cui si svolse effettivamente la festa, ma si suppone che possa essersi tenuta nel castello tortonese dei Botta che sorgeva dov’era il vecchio Palazzo Vescovile, oggi non più esistente. Non conosco Tortona, ma deduco, vista l’indicazione di un colle, che non si trattasse di una zona centrale. L'”Ordine de le imbandisone” è un incunabolo (quindi un libriccino stampato) di sole 4 carte e 8 facciate, conservato oggi privatamente, e pubblicato senza titolo, senza firma e senza data, che gli esperti dicono databile al 1489. Non mancano storici scettici sulla possibilità che una simile festa si sia tenuta in un luogo così marginale del ducato di Milano, ma confrontando altre cronache del periodo si ha la conferma che effettivamente un banchetto nuziale per il matrimonio del duca Gian Galeazzo Sforza si sia svolto, con quelle rappresentazioni, nel “pian de Lombardia ove è Darthona”, ovvero a Tortona. Nel 1982 fu annunciato il ritrovamento di questo antico testo “da parte di un umanista italiano residente a Lugano” (Orazio Bagnasco, che ne scrisse anche un romanzo storico, “Il banchetto”). Fu lui a capire il riferimento a Tortona, perché i precedenti possessori dell’incunabolo, tutti di lingua inglese, non l’avevano colto. Sul luogo a Tortona della festa, naturalmente, silenzio assoluto nelle fonti scritte, solo deduzioni. La realtà dei fatti è questa. Buona serata!